Ne “Il Metodo” volume 5 “L’identità umana” E. Morin afferma che “nessun altro individuo può dire Io al mio posto, ma tutti gli altri possono dire Io individualmente. Poiché ogni individuo si vive e si sperimenta come soggetto, questa unicità singolare è la cosa umana più universalmente condivisa” (Morin, 2001, p. 54).
Da queste affermazioni, parte la riflessione sull’importanza che riveste l’unicità e la singolarità di ogni soggetto, il quale mette in gioco e sperimenta la propria identità all’interno di molteplici contesti di vita (famiglia, lavoro, amici, etc.).
In questo breve approfondimento, verrà trattato, nello specifico, il contesto famiglia e la valorizzazione dell’identità e dei bisogni di ogni singolo membro presente all’interno di esso.
L’attenzione non sarà concentrata sulle molteplici forme o definizioni presenti in letteratura rispetto al tema famiglia, bensì sull’importanza che rivestono i bisogni dei soggetti presenti al suo interno.
A titolo esemplificativo, possiamo prendere in considerazione la famiglia al cui interno sono presenti padre (marito), madre (moglie) e figli. Ma sappiamo benissimo come la famiglia sia un sistema complesso caratterizzato anche da altri soggetti presenti o comunque che ruotano intorno e che sono fortemente significativi (talvolta possono vivere nella stessa abitazione anche i nonni, oppure soltanto un genitore e l’altro vive all’interno di un altro nucleo familiare). Detto ciò, ritorniamo all’esempio della famiglia composta da due genitori e dai figli, che vivono tutti nello stesso ambiente di vita.
S. Minuchin nei suoi scritti parla di sistema familiare e dell’importanza di valorizzare ogni singolo membro presente al suo interno e soprattutto di guardare ai diversi sottosistemi che ne derivano. Abbiamo il sottosistema coniugale (marito – moglie) distinto dal sottosistema genitoriale (padre – madre) e ancora abbiamo il sottosistema dei figli e ancora quello dei fratelli.
Come possiamo notare, esistono diversi ruoli (marito e padre, moglie e madre, figlio e fratello) e nello stesso tempo emergono diversi bisogni all’interno di ogni sottosistema. Bisogni che costituiscono l’essenza stessa della persona. Ci sono i bisogni di coppia, i bisogni genitoriali, i bisogni personali e così via.
Spesso si avvertono situazioni di criticità all’interno delle famiglie proprio quando i “confini” tra sottosistemi perdono di significato e si confondono (pensiamo all’invischiamento) oppure quando emerge una netta rigidità e chiusura per esempio tra il sottosistema genitoriale e quello dei figli (disimpegno). Vengono messi in discussione in queste situazioni di disimpegno o di invischiamento non soltanto i ruoli genitoriali o coniugali o dei figli, ma anche le identità di ogni singolo membro.
Un ambiente educativo accogliente deve poter garantire ad ogni singolo membro che vive all’interno di esprimere sé stesso e di valorizzare la propria unicità. Per concludere con E. Morin “Il soggetto è per natura chiuso e aperto” (2001, p.56). In altre parole, il soggetto deve poter mantere viva la propria unicità e singolarità e nello stesso tempo necessita dell’apertura verso l’altro “L’intersoggettività è il tessuto di esistenza della soggettività, l’ambiente di esistenza del soggetto senza il quale deperisce” (Morin 2001, p.57).
I percorsi formativi da me realizzati sulla genitorialità partono da queste premesse e si sviluppano attraverso laboratori narrativi mirati a far riflettere su tali dinamiche interne alla famiglia, al fine di riconoscere le molteplici situazioni di normalità, disimpegno o di invischiamento.
Di seguito una breve bibliografia.
Minuchin S. (1976), Famiglie e terapie della famiglia, tr. It., Roma: Astrolabio.
Minuchin S. (1989), Caleidoscopio familiare, tr. It., Roma: La nuova Italia Scientifica.
Morin E. (2001), L’identità umana. Il metodo, tr.it., Milano: Raffaello Cortina Editore.
Piccinno M. (2012), Coniugalità e genitorialità. Oltre le criticità, verso il progetto., Lecce: Pensa Multimedia.